sabato 22 gennaio 2011

Dal parrucchiere

Vado dal parrucchiere con l’intento di apportare alla mia capigliatura cambiamenti tali da rendermi irriconoscibile ai miei cari.
Lo dico a Marco, il mio parrucchiere di fiducia. Ho voglia di un cambiamento, ho voglia di far rimanere a bocca aperta chi incontro, ho voglia di mandare un messaggio intimidatorio, e di farlo con un semplice e lento ondeggiare della mia chioma, come una novella  e pericolosa Medusa.

Marco è al settimo cielo.
Gli dico che mi metto assolutamente nelle sue mani, che faccia di me quello che ha sempre sognato, e cioè tagliare la mia lunga chioma.
Perché noi donne, quando vogliamo cambiare veramente, iniziamo dai capelli. In essi riponiamo tante aspettative, forse troppe. Sarà il ricordo ancestrale di quando l’uomo ci trascinava dentro la grotta, afferrandoci preistoricamente per i capelli? Non so,  ma è da lì che iniziamo la metamorfosi, la rivoluzione e l’emancipazione.

- Un nuovo look?- chiede Marco al settimo cielo, gnocco ma leggermente gay, nel quale ho riposto tutte le mie aspettative.
Come ho detto, non voglio semplicemente cambiare, voglio fare una rivoluzione, voglio stordire chi incontrerò. Voglio che al mio passaggio si levi un “Oooohhh” di meraviglia, voglio essere temeraria e azzardare qualcosa di trasgressivo. Voglio avere il coraggio di dare un taglio netto col passato e iniziare un nuovo futuro.

-Colore?- chiede Marco concentrato, osservandomi con aria seria e meditabonda, come se avesse avuto l’incarico di ridipingere la Cappella Sistina. Mi apre davanti tre cartelle con ciocche finte dei colori più improbabili.
-Colore?- chiedo, fantasticando, osservando le ciocche una ad una.

Osservo bene le cartelle.
Ho deciso: un rosso fuoco con ciocche fosforescenti carminio andrebbe benissimo!

Tranquilli. Non vedete che manca il trattino del discorso diretto?

-Non saprei… -rispondo nella realtà - che dici? Poco poco più chiaro? O poco poco più scuro?

Dal suo sguardo capisco che l’ho deluso. Lo so, ma forse non sono pronta. Cambiare colore non è solo “cambiare colore”, ma è cambiare umore, disposizione d’animo, atteggiamento nei confronti della vita.
Cambiare colore ti mette alla prova, ti fa quella fatidica domanda, e ti mette le spalle al muro. Cambiare colore vuol dire che sei pronta, al diavolo gli altri, al diavolo l’aria seria  e professionale al lavoro.

- Mi sa che riprendiamo giusto la radice… eh?- chiedo, con sguardo leggermente in colpa.
E’ certo: ho deluso Marco. Però anche lui l’ha fatto quando ho scoperto che era gay.

-Il taglio?- chiede, speranzoso di tirar fuori il suo set di forbici professionali.
 Mi propone tre possibilità: asimmetrico, carrè cortissimo, new look senza pietà.

- Beh, sai che ti dico?- dico con spavalderia-  Fai finta di tagliare, fammi sentire le forbici che lavorano ma tieni la lunghezza così com’é.

Ok, forse non sono pronta per il cambiamento. Il mondo dovrà aspettare.
Ero convinta che ce l’avrei fatta, ma mi sono contraddetta. D’altra parte è tipico dell’essere umano contraddirsi. Voglio dire, avete mai visto un cane che si contraddice?

Mentre Marco fa finta di lavorare, io m’immergo nella lettura degli ultimi numeri di Novella 2000, Eva 3000, Vip, Scoop, Visto, Donna Moderna, ecc.
Scopro così che Cher ha la pelle come una trentenne grazie al suo senso dell’umorismo. Chissà cosa ne pensa la Littizzetto. Chissà cosa ne pensano tutte le donne del mondo. Mi sa che qui  l’unico ad avere il senso dell’umorismo è il suo chirurgo plastico.

Marco s’inchina per recuperare qualche molletta. Anche se è gay ha un didietro da favola e sono fantastiche le sue mutande in fantasia: tante piccole mucche con in testa il cappello di babbo Natale.

Allontano a malincuore lo sguardo dalla sua biancheria intima e scopro che la figlia di Al Bano ha trovato la felicità, che c’è del tenero tra Alessandro Cecchi Paone e il modello Roger, che Monica Guerritore, nonostante l’età, ha ancora il coraggio di mettersi in topless.
Dulcis in fundo, Silvia Venturini Fendi dichiara di essere una ragazza come tutte le altre.

Marco sciacqua, taglia, asciuga e piastra. Perfetto, sono esattamente com’ero quando sono entrata. Gli ho lasciato 70 euro, ma sono contenta perché mio marito e i miei figli non dovranno chiedermi la parola d’ordine prima di entrare in casa.

C’è sempre tempo per qualcosa di drastico, per trovare la felicità, farsi una risata, far funzionare un rapporto ed essere come si è.